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Area dei rilievi e del tavolato Ibleo

Proposta di P.T.P. dell’Ambito 17 – Area dei rilievi e del tavolato Ibleo.

Relazione Generale

Descrizione dell’ambito.
L’ambito oggetto di studio e delle conseguenti misure di tutela ha una superficie di circa 30.000 Kmq. e comprende territori della province di Siracusa, Catania e Ragusa. Per quanto attiene ai territori entro la giurisdizione provinciale di SR, ricadono nell’ambito 17 la maggior parte dei Comuni della Provincia, mentre parte dei territori di Francofonte e Carlentini e l’intero territorio di Lentini sono ricompresi nell’ambito 14 che le LL.GG. hanno giustamente accorpato, per omogeneità di caratteristiche, all’Area della pianura alluvionale catanese.

La forma del paesaggio.
Dal punto di vista geomorfologico, l’ambito 17 è caratterizzato dalla particolare struttura del tavolato calcareo che costituisce la principale invariante, anche percettiva del paesaggio.
All’interno di questa matrice sostanzialmente unitaria, si individuano una serie significativa di contesti territoriali da questa dipendenti o a questa correlati, specificandosi per le analogie delle caratteristiche paesaggistiche che le connotano e per le problematiche di conservazione o uso che ne derivano. La lettura d’insieme e la riconoscibilità del territorio assume infatti particolare chiarezza in questo ambito, in cui gli elementi emergenti del paesaggio costituiscono una trama percettiva evidente e particolarmente suggestiva, che può essere sinteticamente rappresentata attraverso la descrizione delle principali costanti: gli altipiani calcarei, sede di un paesaggio agrario tradizionale tuttora leggibile e del sistema delle masserie; le profonde incisioni delle “cave” la cui difficile accessibilità ha spesso determinato l’inaspettata persistenza di ecosistemi di elevato pregio ambientale; la fascia costiera in cui insistono luoghi di eccezionale pregio ambientale e paesaggistico (le riserve naturali e marine, le zone umide), siti di eccezionale interesse archeologico (Eloro, la Valle del Tellaro, Megara Hiblea, Thapsos), e in cui si consumano i conflitti più laceranti tra paesaggio, pressione urbanistica, sviluppo industriale, fruizione turistica del territorio.



Le relazioni significative.

L’omogeneità della struttura geomorfologica aiuta ad evidenziare i principali connotati di un particolare ambito territoriale, e ne spiega in parte le analogie e le differenze, le trasformazioni avvenute e quelle potenziali. Rappresenta un metodo senz’altro utile ad individuare con particolare immediatezza unità territoriali simili per caratteristiche e problematiche. L’estrema chiarezza ed evidenza del metodo è il vantaggio, ma anche il limite di una analisi che si basi esclusivamente sulla lettura, seppure approfondita della “forma del paesaggio”. E’ necessario infatti introdurre e coordinare adeguatamente all’interno di questa griglia di riferimento abbastanza semplice, tutta la complessità delle interazioni tra uomo e territorio che fanno del paesaggio un prodotto culturale e calibrarne la normativa d’uso per perpetuarne la vitalità e il valore.

Il sistema insediativo.

Area collinare.
Infatti un’ulteriore caratterizzazione del territorio dell’ambito in esame è data dal paesaggio urbano. Nelle aree interne i numerosi centri di piccola e media dimensione, tipicamente montani, nella maggioranza dei casi mantengono una elevata qualità del paesaggio urbano, ma soffrono comuni problematiche di spopolamento progressivo, di isolamento e carenza di servizi. Essi costituiscono un tema di approfondimento autonomo ai fini della pianificazione paesistica che deve individuare indirizzi di sviluppo compatibili con le particolari valenze intrinseche che in qualche caso ne hanno determinato l’inserimento nelle World Heritage List dell’UNESCO.

Centri Storici.
I centri storici dei comuni che ricadono nell’ambito 17 sono tutti di notevole interesse; molti di essi sono di origine antica e quindi ricchi di emergenze archeologiche, altri sono il frutto di quella irripetibile operazione culturale e sperimentazione amministrativa che fu la ricostruzione barocca del Val di Noto; numerosi e con specifiche problematiche di salvaguardia i centri di nuova fondazione sorti per la colonizzazione agricola del latifondo: Per questi ultimi, è necessario sperimentare modelli di recupero dei comparti urbani in grado di adeguare alle nuove esigenze l’edilizia abitativa del tessuto seriale tenendo conto delle peculiarità tipologiche d’insieme.

Area costiera Sud.
Una specifica connotazione attiene poi ai centri urbani costieri: è necessario infatti distinguere due ambiti geografici costieri, in cui la pressione urbanistica interagisce in misura e con caratteristiche differenziate con il contesto naturale e con le preesistenze archeologiche e storico-artistiche. Pur all’interno di comuni caratteristiche di pregio paesaggistico quale risultato di componenti del paesaggio particolari e differenziate, la costa nord e la costa sud dell’ambito 17 vanno analizzate e descritte singolarmente. La costa Sud da Noto a Pachino, è caratterizzata da una prevalenza di siti di elevato valore naturalistico, spesso coincidenti con SIC e ZPS; il sistema insediativo attuale è costituito da centri di piccola dimensione, che solo recentemente hanno avuto una significativa espansione, grazie alle risorse economiche principali che qui sono rappresentate dal turismo, ancora basato su forme di imprenditoria “familiare” da un lato, e dall’altro da una particolarmente vitale agricoltura basata sulle colture orticole. La sostanziale integrità della costa sud e l’elevato pregio naturalistico dei numerosi biotopi esistenti presentano attualmente un elevato grado di vulnerabilità. I principali detrattori attuali, sono i fenomeni di abusivismo (agglomerati spontanei di case stagionali) e lo sfruttamento agricolo del territorio con le colture in serra; detrattore potenziale, data l’appettibilità economica dei numerosi siti ad elevato grado di naturalità, lo sfruttamento turistico ad una scala più ampia di quella attuale. E’ ovvio che i detrattori attuali rappresentano anche le risorse del territorio costiero esaminato, purchè l’ utilizzo delle risorse non ne determini la spreco.

Area costiera Nord.
L’area costiera nord oltre ad accogliere i centri urbani di maggiore dimensione, tra i quali il capoluogo, ospita il polo petrolchimico. Il territorio costiero da Siracusa ad Augusta è impegnato secondo un modello insediativo lineare senza sostanziali soluzioni di continuità, in cui si alternano le frange di espansione delle periferie urbane dei centri maggiori, gli insediamenti industriali, le aree portuali, le enclaves di eccezionale valenza archeologica di Thapsos e Megara Hiblea, i relitti degli affacci costieri dei comuni più interni (Marina di Melilli, Marina di Priolo). Ma se è sulla costa che si evidenziano le modifiche del territorio avvenute in maniera tanto rapida quanto devastante, le aree realmente coinvolte devono individuarsi anche a monte e comprendono i territori di Augusta, Melilli, Priolo e Siracusa. L’intera zona è oggetto dello Studio di Sicurezza Integrato d’Area, in attuazione della Direttiva Seveso ed è già stata istituita con Decreto della Direzione Generale per la Salvaguardia Ambientale del Ministero dell’Ambiente la Commissione Istruttoria per l’elaborazione del Piano d’intervento previsto dall’art.13 del D.Lgs.334/99. La composizione dei dati di analisi ha infatti circoscritto un’area ben definita in cui la coesistenza di un gradiente notevole di valenze culturali e la concentrazione di attività industriali ad alto rischio di crisi ambientale è solo l’ultimo e più recente effetto di una vitalità ininterrotta. E’ per questo che l’area costiera nord dell’ambito 17 rappresenta, per la concentrazione di problematiche di varia natura e per la necessità di recupero dell’ identità culturale del territorio, il campo di sperimentazione più complesso e interessante, in ciò comprendendo anche la legittimazione di una “estetica” del paesaggio industriale che costituisce ormai di fatto, insieme alla miriade di componenti storiche archeologiche, paesaggistiche, ambientali presenti, un ulteriore dato di riferimento per la pianificazione paesistica.

L’area industriale come unità territoriale.
Il sito geografico, naturalmente iscritto entro la corona dei Monti Climiti, deve alla favorevole conformazione della linea di costa e alla ricchezza dei corsi d’acqua che l’attraversano, la principale attrattiva che ne ha specificato nel corso dei millenni il ruolo storico. La conoscenza dell’uso storico di questo territorio ha permesso di riconoscere persino nelle moderne trasformazioni, delle costanti nei modi di intervento e nelle modifiche dell’esistente che, se adeguatamente recuperate e ricondotte ad una scala appropriata, sia temporale che economica, possono ricondurre ad un rapporto virtuoso tra territorio e spinte di sviluppo e sfruttamento, riducendo i conflitti.
Senza entrare nel merito di questioni specialistiche che meglio saranno illustrate nelle sintesi interpretative descrittive dei “paesaggi locali”, basti qui soltanto accennare alle speciali valenze “territoriali” che accomunano i siti archeologici dell’area, costituendo un sistema del quale si deve garantire una adeguata continuità di lettura. Ciò spiega la specifica importanza culturale del sito nella sua interezza ed evidenzia come l’estrema vulnerabilità dell’ubicazione delle principali emergenze, in contiguità con le attività industriali, testimoni che le medesime risorse (facilità di approdo, ricchezza d’acqua) che hanno determinato un intensa e “raffinata” antropizzazione in età antica, hanno comportato l’attuale problematica concentrazione di insediamenti ed usi.
Le specifiche analisi storiche condotte hanno consentito di perimetrare una specifica unità territoriale attraverso l’individuazione delle principali valenze culturali che vi si sono stratificate, e che coincide tra l’altro, per la particolare conformazione della costa, con elevati valori di intervisibilità: alta, altissima e di area vasta, la cui delimitazione segue i confini che l’analisi delle caratteristiche comuni e delle relazioni significative aveva già determinato.

La rete idrografica.
A completamento dell’individuazione sintetica dei connotati identificativi dell’ambito 17, bisogna accennare alla rete idrografica, abbastanza estesa e con numerosi corsi d’acqua con portate pressocchè costanti e alcune valli fluviali di grande interesse geomorfologico e naturalistico, come il corso dell’Anapo, la Valle del Cassibile, la Valle del Tellaro, che caratterizzano l’area interna sud dell’ambito.

Struttura del Piano.
L’elaborazione della proposta di piano dell’ambito 17 si è avvalsa delle indicazioni di indirizzo già contenute nelle LL.GG. del P.T.P.R., tenendo conto delle finalità complessive del Piano Regionale e delle strategie generali. Il P.T.P.R. individua infatti:
i centri storici, quali capisaldi della trama degli sviluppi insediativi per individuarne le carenze di servizi, fissarne e migliorarne la qualità urbana, contrastandone i processi di abbandono o di congestione;
la rete ecologica di base (sistema idrogeologico, fascia costiera, copertura boschiva), come sistema di connessione integrato con le emergenze naturalistiche (parchi, riserve, boschi).
ll’interno di questi obbiettivi principali, fissati dalla pianificazione regionale, in considerazione dell’intervenuta disciplina del Capo III del Codice dei Beni Culturali, l’elaborazione di dettaglio si è sviluppata secondo l’articolazione di cui al comma 3, dell’art. 143.
a)Ricognizione dell’intero territorio – La prima fase ha riguardato l’aggiornamento e l’arricchimento dei dati di analisi generale riportanti nelle LL.GG. Si è operata una verifica puntuale delle componenti del paesaggio già inserite nel SIT e si è proceduto all’implementazione del sistema tramite ulteriori individuazioni con relativa georeferenziazione e compilazione di schede descrittive differenziate per ogni componente del sottosistema di riferimento e collegate alla banca dati cartografica. Le schede sono state strutturate in maniera da contenere i dati identificativi del bene e le informazioni di carattere scientifico che ne motivano l’individuazione quale componente del paesaggio, l’indicazione del valore, quale sintesi numerica derivata dalla composizione dei criteri di valutazione indicati dalle LL.GG., la vulnerabilità, le prescrizioni normative. In particolare per quanto riguarda le singole componenti del paesaggio raggruppate per sottosistemi è stato necessario operare le seguenti modifiche alle informazioni già contenute nelle LL.GG.:
Sistema Naturale Abiotico:
Componente geologica.
Cave: si è inserito uno specifico tematismo relativo, sia alle cave dismesse di interesse scientifico, geologico o paesistico, sia alle attività estrattive in corso;
Litotipi di particolare interesse scientifico: sono stati ubicati e georeferenziati siti da salvaguardare per la specificità intrinseca;
Componente Geomorfologia:
Coste: sono state perimetrate le aree costiere costiere di particolare interesse geologico e quelle di accentuatà erodibilità;
Morfologie carsiche: sono state inseriti specifici dati aggiuntivi;
Componente idrologica:
Corsi d’acqua: l’analisi puntuale ha consentito di individuare i corsi d’acqua che a causa di interventi antropici massivi non presentano più le originarie caratteristiche di interesse paesaggistico e/o le presentano solo in alcune zone e che necessitano pertanto di specifiche misure di recupero ambientale;
Laghi e Acquiferi: è stata curato il corretto inserimento cartografico e informativo relativo alle zone umide e ad i pantani, non rientranti nella Convenzione di Ramsar;
Componente Paleontologica: è stato adeguatamente approfondito lo studio e l’individuazione dei siti esistenti nell’ambito oggetto di analisi.
Sistema Naturale Biotico:
Vegetazione Forestale, di Macchia e Sinantropica: sono stati arricchiti i dati ed i siti sede di formazioni boschive naturali, di macchia e sinantropica con caratteristiche che ne giustificano la tutela;
Veg. di Gariga, Rupestre, dei Corsi d’acqua, Palustre, Costiera: le analisi di dettaglio ed i nuovi siti individuati, ne hanno comportato spesso l’inserimento come Biotopi;
lo studio ha infatti consentito l’individuazione di n. 31 nuovi Biotopi;
Paesaggio Agrario:
Per tutte le componenti del paesaggio agrario è stato necessaria un’ ulteriore perimetrazione dei paesaggi di specifico interesse da salvaguardare in considerazione della particolare vulnerabilità relativa alla pressione urbanistica ed all’assenza di strumenti di tutela; per quanto attiene alle colture in serra l’ individuazione di zone specifiche ha consentito di calibrare misure atte a garantire la compatibilità delle attività agricole con il contesto naturale;
Sistema Insediativo:
Archeologia: l’approfondimento dell’analisi ha consentito di inserire nuovi siti di interesse archeologico, che correlati al sistema informativo delle schede con dati che contengono un’areale, permetteranno misure di tutela più efficaci;
Centri Storici: le analisi specifiche sui centri storici sono state sintetizzate nelle singole schede descrittive;
Beni Isolati: il sistema dei Beni Isolati nel territorio ha richiesto qualche particolare nuovo inserimento, in particolare per quanto riguarda i numerosi manufatti ad uso specifico legato all’agricoltura tradizionale (norie, pozzi, saie) o ad impianti produttivi (calcare, mulini, fornaci) sparsi nel territorio; è stato necessario implementare la localizzazione e la descrizione di un notevole numero di masserie e casali esistenti e sfuggiti alle precedenti analisi.

b)Analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio, individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità: all’interno del quadro descrittivo in cui si sono sinteticamente delineati gli aspetti distintivi del paesaggio e gli elementi strutturanti primari, sono emerse, per contrasto, le intrinseche fragilità del sistema. La griglia di lettura prescelta per la evidenziazione dei connotati principali dell’ambito, coincide con una prima differenziazione tematica, sia per quanto attiene al genere di valenza paesaggistica e al grado di eccellenza e visibilità di questa, sia per quanto attiene al grado di esposizione alla trasformazione ed all’intervento antropico. Infatti, se per il sistema delle cave ed i corsi d’acqua più importanti e per l’area collinare interna, la composizione dei dati ha rivelato dinamiche di trasformazione abbastanza “governabili”, seppure attraverso apposite misure che la pianificazione di dettaglio deve indicare, per le aree costiere, così come distinte e individuate in premessa, i tempi e le entità delle trasformazioni in atto e gli effetti di quelle già avvenute sono diversamente accentuati ed incidono sul territorio con maggiore immediatezza ed evidenza. Tuttavia, al di là di queste considerazioni generali, si è ritenuto di dovere approfondire l’analisi con specifico riguardo alla vulnerabilità del paesaggio, componendo i dati già acquisiti relativi alla strumentazione urbanistica e ad altri strumenti di pianificazione come il Piano di Sviluppo Industriale, agli assetti insediativi attuali, alle iniziative (produttive, edificatorie, infrastrutturali esistenti o in programma) di particolare rilievo, agli studi specifici già effettuati (piani di bacino, rapporti di sicurezza nelle aree a rischio di crisi ambientale), per fissare uno scenario verosimile dei potenziali fattori di trasformazione del paesaggio. La carta tematica della vulnerabilità è stata costruita, prendendo in considerazione i seguenti parametri:
pressione urbanistica;
insediamenti industriali esistenti;
aree soggette a piani di risanamento;
attività estrattive;
discariche;
interventi infrastrutturali in programma;
rischio idrogeologico;
rischio sismico;
rischio industriale;
reti, tralicci, palificazioni;
I dati sono stati coordinati con il tematismo di dettaglio effettuato per la definizione del paesaggio percettivo, in considerazione della rilevanza che le condizioni di visibilità rivestono nella determinazione delle fragilità del sistema.

c)Individuazione degli ambiti paesaggistici e degli obbiettivi di qualità paesaggistica: all’interno dell’ambito 17, emergono 3 sub-aree con connotazioni distintive di chiara analogia e immediata leggibilità: le aree collinari interne, grosso modo corrispondenti ai bacini dei 3 corsi d’acqua principali con i naturali prolungamenti lungo lo sviluppo delle incisioni; la fascia costiera nord, ampiamente caratterizzata per analogie geomorfologiche, evoluzione storica dei centri e dei territori ad essa afferenti e medesime dinamiche di trasformazione, che comprende anche l’area urbana del capoluogo; l’area costiera sud, a elevato gradiente di valori ambientali e naturalistici, con una discreta potenzialità di sviluppo nel settore agricolo e turistico, e una minore accentuazione delle spinte alla trasformazione e allo sfruttamento del territorio. Queste sub-aree con valenze paesaggistiche di tipologia simile e pari natura di problematiche, sono state perimetrate come unità di paesaggio. Attraverso un’ ulteriore specificazione all’interno dei 3 sub-insiemi individuati che riassumono gli elementi strutturanti del paesaggio dell’ambito 17, sono state focalizzati i paesaggi locali quali areali circoscritti in cui l’apparato normativo di tutela contiene prescrizioni generali comuni ed individua analoghe misure di protezione o di indirizzo per le trasformazioni compatibili, in relazione all’aspetto connotativo prevalente e costitutivo delle caratteristiche di pregio del sito. La perimetrazione dei paesaggi locali è scaturita anche dalla sovrapposizione dei vari tematismi di analisi e dalle sintesi interpretative, che hanno consentito di ricavare immediatamente in cartografia, la speciale ridondanza di dati particolarmente rappresentativi del SIT, in particolari zone, che immediatamente si contraddistinguono come specificamente connotate da valori paesaggistici della medesima natura.
Relativamente alla individuazione degli obbiettivi di qualità paesaggistica, si deve in premessa evidenziare che il territorio dell’ambito 17 contiene per circa il 40% della sua estensione aree sottoposte a tutela con dichiarazione di notevole interesse paesaggistico. Infatti, dall’epoca di pubblicazione delle LL.GG. del P.T.P.R., sono stati emanati i provvedimenti di vincolo anche per le zone sottoposte a vincolo di immodificabilità temporanea ex art.5 L.R. 15/91. E’ ovvio che per queste aree l’obiettivo di qualità paesaggistica deve riconfermarne la conservazione nelle modalità di cui al comma 2 lett.a) dell’art.146 del Codice. Tuttavia, l’esperienza di gestione maturata in questi anni ha suggerito di modificare, per alcuni di questi provvedimenti di tutela, le misure normative allora predisposte, anche in considerazione delle significative trasformazioni avvenute nel tempo. In particolare, per il vincolo della zona “Pantanelli “ del comune di Avola, imposto con il D.P.R.S. n.21 del 6.11.75 in un’area costiera destinata dal P.R.G. a zona di espansione, è doveroso prendere atto della completa saturazione edilizia, avvenuta in parte legittimamente, e in parte attraverso piani di recupero edilizio. L’esercizio della tutela imposta a protezione della macchia mediterranea, se ha determinato una certa omogeneità tipologica delle costruzioni e una discreta qualità dell’insediamento, non si è rivelato efficace al mantenimento delle caratteristiche naturalistiche della vegetazione che originariamente avevano motivato le procedure di salvaguardia della zona. Se qualche relitto o riproduzione delle essenze che connotavano l’area costiera prima dell’espansione edilizia permane, è solo all’interno dei giardini privati di pertinenza degli edifici, con un risultato complessivo ben diverso dalle premesse.
Ai fini del mantenimento della qualità urbana tuttavia conseguita nell’area, è sufficiente demandare al controllo comunale le iniziative di trasformazione di un assetto urbanistico, ormai consolidato, fornendo per la zona opportune direttive da inserire nello strumento urbanistico. Analoga procedure, seppure sulla base di diverse considerazioni va adottata per il nucleo urbano di Belvedere in territorio di Siracusa, inserito all’interno dell’ampia perimetrazione del vincolo imposto a tutela delle Mura Dionigiane (Verbali del 25.3.99, 9.4.99 e 15.4.99).
Anche in questo caso è opportuno trasferire nella sede appropriata, l’amministrazione comunale, il controllo delle prescrizioni contenute nel provvedimento di tutela relative all’edilizia, in gran parte di recente costruzione che caratterizza l’agglomerato, fermi restando gli indici di cubatura e le altezze che, quali cautele generali a protezione delle caratteristiche complessive dell’intera area dichiarata di notevole interesse pubblico, possono essere demandate per il nucleo urbano in argomento alle competenze comunali. Queste parziali revisioni e verifiche effettuate in sede di elaborazione del piano dell’ambito che ci riguarda, saranno attuate attivando il dispositivo predisposto dal comma 5 lett. b) e c) e attraverso le procedure di cui all’art.144 comma 2, che consente con l’aggiornamento degli strumenti di tutela allo stato reale dei luoghi, un’azione di salvaguardia più efficace perchè focalizzata sui valori effettivi del paesaggio, ragionata in considerazione dell’appropriatezza dei mezzi e delle competenze istituzionali e, aspetto di fondamentale importanza, “partecipata”, perché resa comprensibile all’utenza in base alle qualità effettive da salvaguardare e non più semplicemente impositiva. In particolare per le due aree descritte, ricadenti all’interno di zone dichiarate di notevole interesse pubblico, essendo state predisposte, quale interfaccia informativa del SIT, schede descrittive specifiche per i provvedimenti ex L.1497/39 tali prescrizioni particolari e comunque riferite a specifiche aree all’interno dell’originaria perimetrazione saranno contenute entro la normativa di dettaglio proposta per il singolo vincolo, e rientrano nell’aggiornamento generale della strumentazione di tutela, di cui al comma 2 dell’art.138.
Per quanto attiene invece alle aree “tutelate per legge” la verifica analitica condotta ha riconfermato in gran parte la necessità, in considerazione del “livello di eccellenza dei valori paesaggistici” di sottoporre a preventiva autorizzazione paesaggistica le proposte d’intervento, secondo quanto previsto dalla lett.a) del comma 5, ad eccezione di due tematiche specifiche che riguardano i corsi d’acqua e le coste. La conoscenza del territorio scaturita dall’approfondimento dell’analisi ha fatto emergere per le due componenti in argomento significative condizioni di degrado e compromissione, che seppure necessitano di interventi di recupero in senso generale, non possono più configurarsi come ripristino di valenze paesaggistiche e ciò in particolare modo per alcuni corsi d’acqua che, nell’ambito 17, perché sfruttati ai fini industriali o come scarichi urbani, hanno subito deviazioni, intubamenti, e vari interventi di artificializzazione che ne hanno completamente snaturato le caratteristiche di naturalità, compromettendo la stessa riconoscibilità dell’incisione. Il fenomeno si registra con maggiore evidenza, intorno ai centri abitati di Lentini e Carlentini riguardando parzialmente il territorio in esame, la periferia di Avola e l’area industriale a nord di Siracusa. Si è quindi proceduto al ridisegno delle “fasce di rispetto” individuando, quale obiettivo di qualità, le sole aree residuali o i tratti del corso dell’incisione in cui siano ancora attuabili interventi di “restauro ambientale e paesaggistico”. Per quanto attiene alle coste, la riflessione finalizzata alla determinazione degli obbiettivi di qualità paesaggistica, ha comportato una serie di considerazioni di carattere generale. Lo studio analitico ha evidenziato ampi tratti di costa di eccezionale valore naturalistico, spesso caratterizzati da singolarità geomorfologiche, e ricchi di valenze paesaggistiche, anche nei numerosi casi di fasce costiere variamente modificate dalla pressione antropica, alcune particolarmente esposte all’azione erosiva delle correnti.
Le misure di protezione della costa, particolarmente restrittive in Sicilia, non sono riuscite tuttavia a stemperare la concentrazione di conflitti che storicamente lo sfruttamento o il godimento di una risorsa così fondamentale e così vulnerabile ha provocato.
Il litorale rappresenta un polo di attrazione privilegiato i cui maggiori detrattori, crescita urbana, sviluppo industriale, fruizione turistica massiva, richiedono una gestione controllata.
D’altra parte, nei siti costieri, la naturalità è strettamente collegata con il valore paesaggistico: quanto più incontaminato, poco frequentato, discosto dai circuiti turistici comuni è un sito, tanto più elevata è la sua qualità ambientale e prezioso l’assetto paesaggistico. La scala di riferimento per determinare, in un ambito dagli equilibri particolarmente delicati, gli obiettivi da raggiungere attraverso il piano, contempla necessariamente il massimo requisito: il riconoscimento e l’individuazione dei luoghi costieri che, ancora numerosi, seppure già episodici lungo lo sviluppo della fascia costiera dell’ambito 17, in cui è predominante l’integrità dell’ecosistema, talvolta contrassegnati anche da particolarità di interesse scientifico e che richiedono una conservazione integrale. Ma, anche per l’ampiezza dello sviluppo del litorale e per gli usi tradizionalmente e variamente consolidati della risorsa mare nella Sicilia sud-orientale, la scala di riferimento comprende tutta la gamma dei valori intermedi fino a quelli negativamente connotati per l’irreversibilità del degrado. Proprio la presenza di fasce litoranee ancora integre rende necessaria in questo ambito una “pianificazione della costa”,
che superi le implicite, inevitabili generalizzazioni della L.431, che reca un limite di protezione esteso in senso spaziale, ma estremamente generico, per introdurre una progettualità di conservazione della risorsa, ragionata per luoghi specifici.
d)Definizione di prescrizioni generali ed operative di tutela e uso del territorio compreso negli ambiti individuati;
per le unità di paesaggio, come sopra descritte e perimetrate nelle cartografie di sintesi, sono indicate le prescrizioni generali di tutela riferite agli obiettivi prefissati con gli indirizzi per un uso del territorio compatibile con il mantenimento delle risorse culturali ed ambientali presenti. Per i luoghi che si distinguono per l’omogeneità di valori e problematiche specifiche di gestione controllata del territorio, ricompresi entro la definizione di “paesaggi locali”, tali prescrizioni si specificano nel dettaglio comprendendo anche la determinazione di procedure di pianificazione particolareggiata con riguardo alla necessità di recupero paesaggistico di zone da restituire al continuum paesaggistico di cui fanno parte. In sintesi, se per il paesaggio collinare interno le misure di protezione e di fruizione si fondano sul mantenimento della trama insediativa dei centri urbani, nell’incentivazione e salvaguardia delle colture di tipo tradizionale e nel recupero e riutilizzo anche con nuove destinazioni d’uso compatibili dell’edilizia rurale tradizionale sparsa nel territorio, per i bacini idrografici principali e caratterizzanti gran parte dell’ambito 17 , oltre alla protezione dei numerosi biotopi puntuali ed areali identificati, rimane prioritaria la difesa del paesaggio delle incisioni fluviali e delle fasce ripariali contermini dagli interventi di infrastrutturazione viaria, dall’istallazione di impianti e reti di produzione e trasferimento di energia, ed opere di regimentazione delle acque, che rappresentano i più comuni detrattori potenziali. Le singole componenti paesaggistiche contenute entro i sub-ambiti di riferimento sono comunque inventariate nelle schede di interfaccia del SIT che recano le prescrizioni specifiche di tutela per ogni bene individuato.
Le due aree costiere “selezionate” all’interno della sintesi interpretativa effettuata hanno richiesto, per la particolare esposizione dei territori ivi ricompresi allo sfruttamento delle aree e delle valenze residue, un approccio sistematico diversificato. Per l’area costiera Nord, ampiamente descritta in premessa come unità territoriale, il diffuso degrado ambientale e paesaggistico e l’evidente contrasto anche percettivo tra un’esplicita e aggressiva estetica industriale e la scarsa leggibilità dei siti archeologici, aree residuali quasi inaccessibili tra le localizzazioni produttive, costituiscono un dato concreto per una ipotesi di progettazione a scala particolareggiata, piuttosto che l’identificazione di misure generali di salvaguardia, in grado di mettere in valore le enclaves archeologiche e ricostruire il sistema di relazioni ai fini di un riequilibrio generale delle valenze culturali tuttavia presenti, rispetto al contesto industriale. La pianificazione di dettaglio dovrà prevedere: la ricostituzione degli spazi destrutturati, le discontinuità, le frange, ed i frammenti relitti tra l’una e l’altra localizzazione industriale; il ripristino di un sistema interconnesso di ricucitura con caratteristiche progettuali affini e riconoscibili che funzioni da percorso di accesso attraverso e sulla base delle componenti paesaggistiche esistenti; l’individuazione, attraverso il sistema di aree progetto interconnesse, di un connettivo ambientale, paesaggistico, storico cui restituire funzioni di griglia di riferimento per un ridisegno del territorio che si ponga come antagonista della prevalente immagine industriale; la valorizzazione ed il restauro delle ricchezze naturalistiche dei corsi d’acqua esistenti; la mitigazione dell’impatto percettivo del polo petrolchimico, introducendo criteri selettivi finalizzati alla specificazione di percorsi e coni ottici privilegiati, piuttosto che a tentativi di mascheramento; l’integrazione della periferia urbana del capoluogo entro il sistema territoriale ricontestualizzato. Relativamente all’area costiera sud e per le fasce litoranee fuori dall’area industriale, è stato necessario l’allestimento di un piano di gestione che consentisse, più che un generico controllo di compatibilità degli interventi compatibili, una distinzione tra contesti costieri diversificati per tipologie prevalenti d’uso, propensione ad una fruizione “di consumo”, qualità ambientale e paesaggistica. Sono emerse le seguenti tipologie caratteristiche con i rispettivi indirizzi d’uso: zone costiere con prevalenza di caratteristiche ambientali, geomorfologiche, naturalistiche, sceniche, di pregio e limitate pressioni d’uso, generalmente coincidenti con zone siti di importanza comunitaria, riserve marine o con siti sufficientemente discosti da concentrazioni urbanistiche e dai circuiti infrastrutturali più frequentati. In queste aree il piano prevede una perimetrazione che tenga conto dell’effettiva estensione dell’ecosistema costiera e di una fascia di protezione retrostante, in modo da garantire una adeguata protezione anche nei confronti di interventi viari impattanti. Le forme di utilizzo consentite devono escludere qualsiasi istallazione anche precaria, prevedendo possibilità di accesso pedonale attraverso il recupero di percorsi naturalistici. Le spiagge ed i litorali di elevato uso soprattutto ricreativo, vicine ai centri urbani costieri con elevate concentrazioni di insediamenti ricettivi e stagionali e frequenza di visitatori, tradizionalmente sfruttate come marine cittadine, in cui è consentita la fruizione turistica e gli interventi di incentivazione dell’uso ricettivo. Le misure di tutela devono soprattutto garantire la qualità delle visuali dal mare e la possibilità di libero accesso e possono essere inserite nella strumentazione urbanistica del comune di appartenenza. Le aree costiere significativamente compromesse da nuclei di edificazione stagionale spontanea e turbativa del sistema ambientale, devono essere oggetto di piani di recupero ambientale e di interventi di recupero delle valenze percettive di insieme, parte dei comuni competenti.
e) Determinazione di misure per la conservazione dei caratteri connotativi delle aree tutelate per legge e dei criteri di gestione o degli interventi di valorizzazione paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico;
Come accennato prima, relativamente ai due casi in cui l’aggiornamento dell’analisi ha rivelato l’opportunità di una migliore specificazione della disciplina di tutela, va evidenziato che, nell’ambito delle singole schede redatte per tutte le aree oggetto di dichiarazione di notevole interesse pubblico, sono state inserite le misure specifiche di tutela e valorizzazione, che in special modo per i provvedimenti meno recenti, risultavano generiche e con una marcata accentuazione delle valenze estetiche. Le nuove acquisizioni di natura tecnica e scientifica condotte nella fase di analisi del piano ha consentito un notevole arricchimento dell’apparato informativo a corredo della singola perimetrazione di vincolo e una più concreta in individuazione delle misure di conservazione dei criteri di gestione modellati sulle molteplici valenze dei singoli ambiti.
e)Individuazione degli interventi di recupero e riqualificazione delle aree significativamente compromesse;
f)Individuazione delle misure necessarie al corretto inserimento degli interventi di trasformazione del territorio nel contesto paesaggistico;
g)Individuazione di categorie di immobili o aree da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia e utilizzazione;
I punti precedenti attengono tutti all’apparato strategico complessivo del piano ed alle specifiche determinazioni che hanno condotto all’individuazione dei vari paesaggi locali che di seguito si elencano:
1. Baia di Brucoli e Monte Tauro;
2. Valle dell’Anapo, Monte Lauro e Monti Climiti;
3. Valle del Cassibile;
4. Valle del Tellaro;
5. Torrente Cavadonna-Cardinale? e Monasteri;
6. Avola Antica e Noto Antica;
7. Area collinare Sortino-Pedagaggi?;
8. Area Industriale Nord ed enclaves archeologiche;
9. Piana costiera di Siracusa-Floridia? ed area di Plemmirio-Arenella? e Fontane Bianche;
10. Piana costiera sud-orientale;
11. Area dei Pantani della Sicilia Sud-Orientale?.
In particolare relativamente al p.to e), dalla lettura coordinata dei vari tematismi e delle sintesi interpretative conseguenti, si è pervenuti all’individuazione di aree in cui il ripristino dei caratteri connotativi del paesaggio richiede una pianificazione particolareggiata, a scala adeguata. Ciò avviene, per esempio, l’area costiera nord, ai fini della ricostituzione di un connettivo paesaggistico ed ambientale in grado di contro bilanciare la potenzialità dei detrattori presenti; o, per le fasce di rispetto dei corsi d’acqua rideterminate in funzione anche della necessità di garantire un’adeguata rinaturazione guidata con l’obbiettivo del riequilibrio dell’ecosistema relativo, nonché di predisporre una zona filtro, rispetto alle pressioni d’uso. Per quanto attiene al p.to f), all’interno dell’apparato strategico relativo ad ogni paesaggio locale come sopra individuato sono contenuti gli indirizzi generali per il corretto inserimento, ove contemplato e per le tipologie di opere consentite, degli interventi di trasformazione compatibili con il contesto paesaggistico individuato. Specifiche misure di salvaguardia ed utilizzazione, secondo l’accezione di cui p.to g del Codice dei Beni Culturali sono state infine ritenute necessarie per l’area rtealtiva alla Baia di Brucoili, alle fasce costiere rideterminate in funzione dei parametri già illustrati e per alcune aree del paesaggio agrario tradizionale.

PAESAGGI LOCALI

Il territorio interessato dall’Ambito 17 è stato ripartito, secondo criteri illustrati nell’apposito capitolo, in 11 paesaggi locali, di seguito elencati:

1.Baia di Brucoli e Monte Tauro;
2.Valle dell’Anapo – Monte Lauro e Monti Climiti;
3.Valle del Fiume Cassibile;
4.Valle del Fiume Tellaro;
5.Area del Torrente Cavadonna-Cardnale? e C.da Monasteri;
6.Avola Antica e Noto Antica;
7.Area Collinare di Sortino-Pedagaggi?;
8.Area Industriale ed Enclaves Archeologiche;
9.Piana Costiera di Siracusa-Floridia? ed area del Plemmirio-Arenella-Fontane? Bianche;
10.Piana Costiera Sud-Orientale?;
11.Area dei pantani della Sicilia Sud-Orientale?.

1. Baia di Brucoli e Monte Tauro;

La fascia costiera di Brucoli, posta circa alla medesima distanza dalle città di Catania e Siracusa, inserita in un ambiente geografico unico, si distingue per le sue particolari valenze storiche e naturalistiche e per i notevoli aspetti scenici e paesaggistici.
Per i lavori relativi a questo paesaggio locale e fra i numerosi riferimenti bibliografici ai quali si è attinto, risulta essere stata preziosa la Tesi di Laurea titolata “Valutazione Paesistico-Ambientale? e progetto innovativo: la fascia costiera di Brucoli” dell’Arch.Alessia G.Pace, seguita da questa Soprintendenza, con rapporto di tutoraggio esterno.
Nell’ambito del territorio comunale di Augusta, Brucoli, dotato di caratteristiche proprie, costituisce un fatto completamente a se stante, così nonostante le sue esigue dimensioni, consente di trattare i problemi paesaggistici ambientali in modo del tutto autonomo.
L’ambiente è delimitato a Sud e Sud-Est? da una conca naturale che si spinge, partendo ad anfiteatro dalla radice della penisola sulla quale sorge il borgo, fino al Monte Tauro ed alla linea ferroviaria, a Nord-Ovest? dal pianoro della Gisira che, con la penisola, stringe il canale scavato dal torrente Porcaria.
La baia con l’antico borgo, tipico villaggio di pescatori mediterraneo, la “cava” del Porcaria e il banco della Gisira costituiscono, quindi, un’unità paesaggistica di grande fascino.
Il litorale, è rotto dall’estuario del torrente largo dai 25 ai 30 m., e presenta scogliere a strapiombo e dolcemente digradanti verso il mare spesso caratterizzate da insenature frastagliate.
A differenza dell’entroterra il paesaggio della Gisira e quello del promontorio del Monte Tauro assumono un aspetto aspro e inospitale, ma, tuttavia offrono belvederi e scenari d’incomparabile dolcezza e forza, e habitat naturali e ancora sufficientemente integri.
Il torrente Porcaria, era un tempo navigabile, conseguentemente, il grano e i prodotti agricoli, delle terre interne e soprattutto di Lentini, erano facilmente condotti lungo questa via d’acqua per poi essere imbarcate sui velieri che trovavano comodo riparo nell’estuario.
La lingua di terra, su cui si attesta il villaggio e il canale, era il luogo ideale per quest’attività, per proteggere la quale si era dovuto edificare la torre.
Fino al secolo scorso, accanto al fiorire della pesca e dei commerci, era ben sviluppata l’attività di produzione della calce, i ruderi di tre fornaci che puntualizzano ormai debolmente il paesaggio ne sono oggi testimoni.
La pietra bianca della Gisira, era molto conosciuta e richiesta, in particolare a Catania.
La regione iblea, nella quale rientra il territorio in esame, è delimitata a Nord dalla Piana di Catania; ad est dal Mare Ionio; a Sud-Ovest? dal Mare di Sicilia e a Nord-Ovest? dall’altipiano Ereo. I limiti della regione non sono ben marcati ma si articolano in ambienti di transizione, il confine lungo il mare Ionio consiste, in una fascia di passaggio verso la porzione sommersa (Piattaforma Continentale) della stessa regione Iblea. Le stratificazioni calcaree orizzontali dell’altipiano centro orientale, risalgono alle epoche geologiche del Miocene-Pleistocene? quando emersero i fondali marini.
A Nord, nell’area di Augusta, Melilli e Sortino, e ai margini sud-occidentali, Monte Lauro, affiorano antichi espandimenti basaltici e materiali eruttivi formatisi ad opera dei vulcani sottomarini in epoca Pliocene-Pleistocene?. Nel Quaternario le fasi di trasgressione e regressione marina hanno dato luogo alla formazione di terrazzi marini, antiche linee di riva, come quello di Monte Tauro, formati da depositi contenenti faune fossili. L’assetto odierno del territorio in esame è quello successivo all’ultima glaciazione Wurmiana, verificatasi nel continente europeo circa 30.000 anni fa. Il particolare andamento fluviale degli Iblei risale all’Era Terziaria quando, in seguito al verificarsi di fenomeni di attività tettonica, si è prodotto un ricco reticolo di fratture a raggiera.
I fiumi Marcellino, Mulinello, i torrenti Cusmano, Cantera, Porcaria, e più a nord il piccolo torrente S. Calogero attraversano il territorio di Augusta, con un andamento dolcemente degradante verso nord-est. Il territorio di Brucoli, è interessato da un sistema di faglie che chiude Brucoli stessa e la Gisira a nord di un quadrilatero irregolare aperto a settentrione, e chiuso a sud su Percettora e Oliveto, ad ovest dal Maccaudo e ad est dalla faglia che attraversa Punta Campolato da nord a sud. Il Canale di Brucoli geologicamente è da considerarsi una “ria”, la tipica insenatura costiera, di norma stretta, dovuta alla ingressione del mare nelle originarie valli fluviali.
Nelle pareti di calcare tenero del Canale, lungo quasi un chilometro, dalle pareti rocciose a e a picco sull’acqua, con altitudine che va da quota 0 s.l.m. all’imboccatura, fino a raggiungere i 10-15 metri all’interno, (Calcirudidi ad Alghe e Clypeaster del Miocene Superiore) si aprono grotte di varia ampiezza e profondità – la cui archeologia non è stata ancora definita - le quali certamente, sono state scavate dalla corrente del Porcaria quando il letto del torrente, per fenomeni di bradisismo e di eustatismo, era più alto di quello attuale, e dal moto ondoso del mare in corrispondenza dei solchi di battente marini, lì dove il calcare opponeva poca resistenza all’azione disgregatrice dell’acqua; e quindi adattate dall’uomo alle esigenze, compresa quella, per alcune, di seppellirvi i propri morti. Tali grotte ci segnalano proprio fenomeni tettonici ed eustatici, ancora attivi, in quanto alcune di loro, quelle aperte nel più basso solco di battente marino (se ne contano almeno tre nel Canale), sono oggi sommerse dal mare dopo un periodo di emersione che le ha viste utilizzate dall’uomo. Il fenomeno è confermato, oltre che dalle grotte del Canale, anche da alcune cave di pietra a Punta Castelluccio e Punta Bonico, oggi semi sommerse dal mare.
Il torrente Porcheria ha la sua sorgente tra Villasmundo e Carlentini.
Si sviluppa per circa 12 Km e sfocia dentro il Canale di Brucoli. Non possiede un bacino imbrifero particolarmente vasto insieme al bacino del S. Calogero è compreso in sistemi d’isoiete continue 600-700 mm. annui, perciò si suppone che la quantità e la durata delle precipitazioni siano, oggi come ieri, quasi uguali per entrambi i bacini.
Pur tuttavia conservava ai primi del Novecento, fino all'estate, circa 0,040 mc/sec. d’acqua. Le sorgenti che un tempo lo alimentavano erano undici, sette localizzate all'interno dei suoi affluenti, quattro proprie. Oggi l’acqua proviene da una sorgente/pozzo esistente sulla sponda destra del torrente, in contrada Saperi, ad un centinaio di metri dal ponticello che porta alla Gisira, e dal drenaggio residuo dell’acqua meteorica della sovrastante pianura e della stessa Saperi. Oggi, nonostante i consumi per irrigazione, il Porcaria è rimasto tra i pochissimi corsi d'acqua megaresi a mantenere una portata continua anche in periodi di magra. Esiste, tuttavia, il rischio di vedere alterato radicalmente l'equilibrio dei suoi ecosistemi e di perderne le caratteristiche naturali.
E’ pur certo che la falda acquifera del sistema Siracusa Lentini, a seguito del suo sensibile abbassamento per l’eccessivo emungimento cui è stata soggetta nell’ultimo mezzo secolo, ha cessato di alimentare sorgenti che magari, in passato, davano un modesto contributo alla portata del Porcaria se non altrimenti utilizzate nei vicini terreni. E’ facile comunque avvertire che il fenomeno di piena, che si verifica in caso di forti e prolungate precipitazioni, non è più appariscente e spettacolare di quanto lo possa essere quello degli altri corsi d’acqua con bacino imbrifero adiacente a quello del Porcaria stesso – S. Fratello che nasce a NO dell’omonimo ponte -e confluisce nel Mulinello dopo appena quattro chilometri, e il S. Calogero, con sorgenti, come il Porcaria, in contrada Maglitto ad est di Carlentini, - e dei corsi d’acqua che mettono foce nel golfo megarese: Mulinello, Marcellino, Cantera e, per quanto possa definirsi corso d’acqua, il S. Cusimano.
E’ anche certo che il ponticello che attraversa il Porcaria un po’ prima della sua immissione nel Canale, e che unisce l’horst di Gisira alla contrada Saperi sotto lo scalo ferroviario di Brucoli, raramente viene superato dalle acque in piena, malgrado il piano stradale sia quasi a livello dell’acqua.

2. Valle dell’Anapo – Monte Lauro e Monti Climiti;

Al di là delle indubbie valenze paesaggistiche dei luoghi e della necessità della loro tutela, in quanto costituenti una vasta area dell'entroterra siracusano rimasta, sotto molti aspetti, ancora integra, in questa porzione di territorio siracusano è possibile riconoscere quelle che sono le sorgenti del maggiore corso d'acqua degli Iblei, l'Anapo e dei suoi principali affluenti ma anche individuare i luoghi dove nascono gli altri due principali corsi d'acqua iblei, che sono l'Irminio ed il Tellaro; sono ancora identificabili tutte quelle forme di paesaggio, che verranno descritte in seguito, e che non hanno subìto obliterazioni di sorta, risultando collocate dove gli eventi naturali ne hanno previsto la sede. E' possibile ancora osservare i resti del vulcanismo ibleo degli ultimi 25 milioni di anni, riconoscendo, fra l'altro, il paleocono vulcanico di Monte S.Venere e tutte quelle forme minori (pillows, colate laviche, depositi ialoclastitici) testimoni di un vulcanismo sia subacqueo che subaereo che si è evoluto nel tempo.

Caratteristiche del bacino e morfologia generale:
La natura e le caratteristiche intrinseche dei terreni, unitamente agli effetti prodotti sia dalla tettonica che dagli agenti atmosferici sono i principali elementi responsabili delle forme del territorio e delle loro variazioni nel tempo. Di solito gli effetti dell'antropizzazione possono generare modifiche anche rilevanti alla morfologia dei luoghi; si pensi alle grandi trasformazioni agricole, ai disboscamenti, alle bonifiche, alle cave ed ai grossi insediamenti urbani o industriali. Per una serie di fortunate concause l'Alta Valle dell'Anapo non ha subìto la pressione demografica, e gli effetti ad essa legati, che invece si è sviluppata lungo la fascia costiera siracusana. L'entroterra della provincia di Siracusa, di cui l'area in trattazione costituisce il cuore, conserva pertanto quasi per intero le caratteristiche geomorfologiche dell'Altopiano Ibleo, oggi perfettamente riconoscibili nei profondi canyons che solcano il tavolato carbonatico miocenico, perfettamente allineati a quelle che sono le principali linee tettoniche regionali che li hanno generati, nelle forme aspre, versanti ripidi, scarpate subverticali, che assumono invece profili morbidi ove la stratigrafia contempla la presenza di rocce tenere ed erodibili.
Occorre sottolineare che in quest'area della Sicilia le profonde incisioni fluviali scavate dall'azione delle acque all'interno del tavolato calcareo, attraverso le principali linee di discontinuità regionale, assumono il nome di "cave" , mentre "cugni" vengono denominate quelle testate collinari che si incuneano in un sistema vallivo (di solito in corrispondenza di una confluenza di due corsi d'acqua); con il termine "fosso" si intende una cava particolarmente stretta e profonda. Procedendo da Nord verso Sud, le cave più importanti individuate sono: Cava della Montagna, Cava Caviglia, Fosso S.Giorgio, Fosso S.Rosalia, Cava Lardieri, Fosso Nocilla, Fosso Fiumarola, Cava Cugnarelli, Cava Goncaro, Cava del Mulino, oltre a Cava Grande (o Torrente Calcinara), importante affluente Nord dell'Anapo. La profondità che contraddistingue questi valloni dal tipico aspetto a canyon e la relativa scarsa presenza di terrazzi fluviali fa pensare ad un sollevamento rapido di tutta la zona, fenomeno questo del tutto coerente con le vicissitudini tettoniche subite dall'Altopiano Ibleo da Pliocene in poi.
Il bacino dell'Anapo costituisce una precisa unità geomorfologica ad ampia scala, ben definita e confinata dagli spartiacque naturali che la cingono. L'area totale del bacino idrografico misura 302,2 Kmq e comprende i territori amministrativi dei Comuni di Buccheri, Palazzolo Acreide, Buscemi, Ferla, Cassaro, Sortino, Solarino Floridia e Siracusa. La proposta di vincolo di cui alla presente relazione si riferisce però solo al territorio dei primi cinque Comuni, in quanto i tratti rispettivamente mediano e parte del terminale dell'Anapo sono già stati precedentemente sottoposti a tutela paesaggistica, con separati procedimenti, negli anni passati.
Lo sviluppo altimetrico è compreso fra quota 986 metri (Monte Lauro) e la quota 362 metri (a sud dell'abitato di Cassaro), mentre le alture che delimitano il bacino sono: Monte Lauro (986 m.), Cozzo Buscica (946 m.), Monte Erbesso (821 m.), Cozzo San Sebastiano (726 m.), Monte Neviera (723 m.), Monte Casale (910 m.), Monte Ebro (821 m.) e, più a Nord, Monte S.Venere (870 m.).
Il fenomeno carsico, peraltro influenzato dai lineamenti tettonici della zona e dai caratteri giaciturali e stratigrafici delle rocce, è caratterizzato dall'associazione di tre principali categorie di forme:
1 - forme di superficie (campi carreggiati, lapiez, doline, ecc.);
2 - forme sotterranee (caverne, inghiottitoi, cunicoli, ecc.);
3 - forme fluviali subaeree (sorgenti carsiche).
In zona si possono osservare forme di primo tipo (cavità carsiche interstratali) soprattutto lungo i fondovalle sia dell'Anapo che degli affluenti principali, in corrispondenza di rocce carbonatiche tenere e stratificate, quali le marne calcaree alternate alle calcareniti e calcilutiti della F.ne Palazzolo (Membro inferiore) e della F.ne Ragusa; ove le rocce si presentano più dure e resistenti, ma contestualmente più fratturate, sono riscontrabili forme carsiche denomunate "di frattura" e ciò avviene di solito nella parte alta della Valle dell'Anapo e lungo gli impluvi che presentano profili tipici di un reticolo fluviale giovane; ove invece la genesi delle cavità carsiche risulta essere attribuibile ad un concorso di fattori stratigrafici e dislocativi, si può parlare di forme "composte", come per esempio è possibile osservare lungo Cava di Pietra e Fosso Nocilla. Si potrebbero descrivere numerose altre forme carsiche rilevate in zona (cavità attribuibili a carsismo fossile, cavità vadose, freatiche, miste, policicliche, o anche "docce", "lapiez", "campi solcati" e "campi carreggiati", ecc., molto diffusi nella zona) ma, per ragioni di spazio e di opportunità, ne ne trascura la trattazione.

Lineamenti idrografici:
Il fiume Anapo nasca dalle falde del massiccio vulcanico di Monte Lauro e nei 52 chilometri del suo corso riceve da destra e sinistra vari affluenti a regime torrentizio e con deflussi limitati alla stagione piovosa. Il sistema idrografico risulta caratterizzato, oltre che dai principali fiumi, anche da una serie di affluenti minori che scendono a ventaglio lungo le incisioni dei rilievi circostanti.
Le unità idrografiche principali comprese nella zona comprese nella zona, o che comunque interessano la delimitazione in bacini idrografici, sono:
- Cava della Montagna, Cava Caviglia e Torrente Ferla, che interessano la zona settentrionale dell'area e vanno a confluire nell'Anapo;
- Fosso S.Giorgio, Fosso Rosalia, Cava Lardieri confluenti, nella zonacentro orientale dell'area, nel Fosso Nocilla che, a Sud dell'abitato di Cassaro, si immette nell'Anapo;
- Cava dei Molini, Cava Goncaro, Cava Cugnarelli, confluenti, nella zona Sud orientale, nel fiume Anapo.
Le incisioni secondarie ed i tratti montani dell'alveo principale dell'Anapo sono profondamente incassati nella struttura morfologica tabulare dell'Altopiano Ibleo e sono delimitati da fianchi molto ripidi ed accidentati; la rete idrografica di presenta abbastanza matura con segmenti uniformemente distribuiti e ben spaziati. non indifferente è stata, inoltre, la tettonica, se si considera che lo stesso corso principale risulta su una linea di faglia che passa per Monte Lauro.

I CARATTERI DEL PATRIMONIO EDILIZIO -

Il sistema storico dei caseggiati agricoli assieme al paesaggio urbano dei centri dell'Alta Valle dell'Anapo,costiuisce senza dubbio, una ricchezza economica da valorizzare e salvaguardare per lo sviluppo della zona stessa.
Lo studio delle carte storiche, le più antiche risalenti agli inizi dell'800, ha permesso di individuare le masserie storiche (quelli appunto presenti nel territorio agli inizi dell'800) ed ancora oggi esistenti anche se abbandonate o semiutilizzate.
Trattasi, di edifici con tipologia articolata, costruiti probabilmente nel periodo che va tra la fine del 700 e gli inizi dell'800, appartenenti originariamente ai feudi della nobiltà siracusana.
Si incontrano continuamente,infatti, nelle mappe analizzate i nomi delle grandi famiglie gentilizie come; Specchi, Caetani, Judica, Politi ed i nomi dei grandi feudi come quello di Baulì o delle contrade famose da cui prendono il nome molte ville gentilizie come Bibbia S.Alfano.
Le tipologie più ricorrenti sono quelle a corte chiusa e a corte aperta per i caseggiati più importanti e quelle in linea ad elementi giustapposti per quelle meno importanti.


LE EMERGENZE STORICHE DEL TERRITORIO

Il territorio dell'altopiano ibleo, in ragione delle antiche origini della sua popolazione, è ricco di testimonianze storico - antiche che se non rappresentano dei capolavori costituiscono tuttavia un'ampia e insostituibile documentazione del passato. Capanni antichi,nevai,arcate di antichi acquedotti, muri di terrazzamento, fontanili ecc. sono i documenti di un passato ingiustamente dimenticato e abbandonato.
Su questi monumenti di campagna, spesso veri e propri gioelli dal punto di vista tecnico-strutturale, non è mai stato tentato uno studio che avesse come obbiettivo la loro valorizzazione e conservazione.
Ora che la tecnologia del cemento armato ha sostituito i materiali da costruzione tradizionali, forse si guarda alle pietre vissute dell'architettura contadina con senso di distacco dimenticando e/o sottovalutando i valori umani e storici che essi racchiudono, valori che vanno prontamente recuperati prima che sia troppo tardi.

LE NEVIERE

Ora sono tutte in disuso ma un tempo, quando nelle case e nei bar non c'erano i frigoriferi, le neviere erano di grande importanza e fornivano neve per tutto l'anno a tutti i comuni della zona.
La neve veniva sistemata dentro il nevaio a solai misti a strati di paglia in modo da avere lastre facilmente estraibili.Il nevaio, di cui esistono diversi esemplari nella zona,veniva realizzato in due modi:

1)incassato nella roccia,di forma circolare e con copertura a capanno;
2)incassato nella roccia, di forma quadrata o rettangolare con copertura a volta ribassata ottenuta con conci squadrati di pietra bianca disposta a ventaglio.

Del primo tipo si ha un esempio ancora quasi intatto sopra il quiartiere nord di Buccheri a ridosso della strada che conduce al bivio di Palazzolo A. - Ferla - Giarratana.
Lo schema costruttivo, nelle strutture di elevazione e nella copertura, ricorda il capanno pastorale di questi monti.
Il secondo tipo è maggiormente diffuso, se ne hanno buoni esempi a Buchheri,Buscemi e a Palazzolo (nella zona Archeologica dell'antica Akrai).

IL CAPANNO PASTORALE
Il territorio che si estende a Sud-Ovest? di Buccheri va elevandosi fino a raggiungere quote superiori ai 900 m s.l.m. Data l'altitudine è considerata la sterilità del terreno l'unica vocazione possibile nel territorio sembra essere quella pastorale. Tale è stata infatti nel passato.
In certi punti del territorio il mondo pastorale è ancora vivo anche se molte abitudini sono cambiate.
Tuttavia alcune testimonianze del mondo pastorale della zona sono ancora oggi presenti.
Il capanno pastorale arcaico a pianta rotonda della piana di Buccheri è un'esempio di tipo architettonica riscontrabile in altre zone dell'isola.
Il tipo consiste in una forma cilindrica leggermente imbutiforme ottenuta con filari concentrici di blocchi grossolanamente sbozzati disposti secondo un principio statico antichissimo (mensola sporgente autoportante).
La copertura è ottenuta con lastre di pietra disposte ad anello e bloccate da una lastra centrale che ha inoltre la funzione di chiudere costruttivamente il capanno.
Le lastre di copertura hanno una lieve pendenza verso l'esterno e ciò per consentire lo smaltimento dell'acque piovane.L'interno è di pochi metri quadrati e spesso presenta anche delle nicchiette.L'ingresso è di limitte dimensioni e non presenta tracce di incardinature di eventuale chiusino.

LA FERROVIA SIRACUSA - VIZZINI
In epoca remota, in una prima fase databile tra il 1270 ed il 1000 a.C., la valle era abitata da popolazioni che, abbandonate le piane costiere, si rifugiarono nelle zone interne sulle impervie montagne, come testimoniano le vaste necropoli di grotticelle artificiali di Pantalica e gli importanti resti archeologici tutt'ora visibili che dimostrano l'esistenza di centri urbani abbastanza popolosi.
Oggi i centri urbani esistenti nella zona non sono ne importanti ne popolosi.
Un lungo sentiero bianco che percorre l'intera Valle a mezza costa ora da un lato ora dall'altro ci ricorda che anche in un passato recente il sistema insediativo della Valle era importante nel contesto dell'economia dell'Ibleo:
questo sentiero è il vecchio tracciato della linea ferrata a scartamento ridotto Siracusa - Ragusa Vizzini.
Lungo il suo percorso dopo la stazione di Sortino la valle sommamente pittoresca, assume valori morfologici paesaggistici e naturalistici eccezionali.
Inaugurata il 19/7/1915, dopo oltre trent'anni di accese discussioni ( il primo progetto di massima redatto da L.Mauceri è del 1884), raggiunse il suo culmine della sua valorizzazione nel 1933 quando il re V.Emanuele III si recò, facendo uso del "trenino" alla Necropoli di Pantalica.
Dopo oltre quarant'anni di attività alle ore 9.30 del 30/6/56 l'ultimo treno,cedendo il passo ai mezzi di trasporto su strada, giunse alla Stazione di Siracusa Nuova.
Furono smontate e portate via tutte le traversine di legno, i binari, i bulloni e rimase solo quel lungo sentiero bianco, acquistato successivamente dalla Provincia, interamente percorribile anche se con grosse difficoltà in automobile, che offre la possibilità di immergersi in un ambiente ancora integro che ha bisogno però di essere necessariamente tutelato e salvaguardato.
Gli edifici che ospitavano le stazioni sono stati trasformati e adattati ai diversi usi e quà e là, lungo l'antico tracciato, vecchi caselli affiorano come fantasmi a testimoniare di una storia che è gia leggenda.
IL CENTRO DI CASSARO
Nel tardo medioevo il piccolo borgo di Cassaro era chiuso dentro le mura del suo castello. L'edificazione extra moenia iniziò nel sec. XIV in seguito ad un incremento demografico che comportò la nascita di un quartiere attaccato alle mura estrene del vecchio maniero. Alla fine del sec. XVI Cassaro si presentava composta da tre quartieri: il primo era attaccato al castello; il secondo era chiamato quartiere di sopra e si traovava nella parte inferiore dell'attuale abitato, nei pressi della Chiesa Madre; il terzo era chiamato quartiere di mezzo.
Nel 1598 nel quartiere di sopra, era in costruzione la chiesa San Pietro in Vincoli.
Nel sec. XVII il paese tende ad estendersi nella parte inferiore dell'attuale abitato, cioè nel quartiere di sopra. Contemporaneamente sorgono altre chiese e alla vigilia del disastroso terremoto del 1693 nel piccolo centro se ne contano sette: tre più antiche erano ubicate nelle vicinanze del castello, quelle più recenti erano situate negli stessi luoghi in cui sorgono ancora oggi.
Nella stessa età il castello era ancora frequentato dai principi di Cassaro ed era perfettamente funzionante.Ciò si evince da un bando del 3/9/1656.
LA RICOSTRUZIONE
Il terremoto causò enormi danni ma i morti non furono tanti (15 ne annota il Boccone).
La ricostruzione delle case e delle chiese fu sollecita ed impegnò maestranze locali ed esterne per circa cinquanta anni.
Cassaro si spostò dal nucleo originario sorto intorno al castello e si sviluppò in un area pianeggiante intorno ad alcune chiese già esistenti nello stesso sito.
Il settore più rappresentativo fu progettato intorno alla chiesa Madre, da esso si dipartono le direttrici viarie principali del nuovo assetto urbanistico.
Invece di ricostruire il paese sui vecchi allineamenti si preferì cancellare ogni segno precedente eliminando tutte le macerie; ciò per dare vita ad un impianto regolare a scacchiera caratterizzato da un ampio asse orientato a nord/est e collegare le due vie d'accesso principali.
La composizione urbanistica dell'abitato prevista non si è mai conclusa, sia ad ovest che a sud sembra infatti aperta ad ulteriori sviluppi. Tale smagliatura deriva certamente da una previsione di espansione pensata agli inizi del Settecento. Il piano di edificazione non fù mai completato perchè il centro urbano nell'arco dell'Ottocento non supeò il contorno perimetrale settecentesco.
La nuova architettura del sec. XIX invece di aggiungersi a quella antica la sostituì secondo quello stesso discutibile principio in base al quale oggi tetri volumi in cemento armato sostituiscono le graziose abitazioni neoclassiche e liberty.



3. Valle del Fiume Cassibile
L’area in questione costituisce una parte del margine sud orientale dell’Altopiano Ibleo ed è caratterizzata da una morfologia ad ampi terrazzi solcati da profonde incisioni fluviali (“cave”), già argomentate, nel suo settore orientale e da una fitta e p

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